mercoledì 7 febbraio 2018

LETTERE DI SCOIATTOLO A FORMICA (idee a due teste)

Carissima,
Eccomi qui che ti scrivo nuovamente.
Non posso lasciar passare nemmeno un minuto perché tutto questo parlare di radici, semi e legname mi ha fatto pensare a un libro che di vegetazione e di crescite prodigiose è pieno...
Si intitola La Stagione dei frutti magici1, e racconta la storia del Signor Orzodoro, che trova un bambino in mezzo al suo campo e lo porta a casa. Quel bambino però non è un bambino qualunque: è un Greenling e viene dalla natura. Forse è un parente del bambino radice e dei Wurzelkinder che crescono nel sottosuolo del bosco. Sia quel che sia, la Signora Orzodoro non prova il desiderio di crescerlo e curarlo. E’ molto decisa, su questo punto, molto diversa da Leslie o da Otto.


Invece il Signor Orzodoro è di un altro parere, e decide di tenere il bambino: porta in casa un mucchio di terra e sistema il piccolo, proprio nel bel mezzo del salotto. Da allora, è tutto un fiorire: zucche e peperoni occupano rigogliosi la cucina, piante di mele proliferano nel salotto, un tripudio di girasoli crescono intorno al telefono, perfino la stanza da letto è invasa dalla vegetazione.
E la signora Orzodoro? Beh, lei pensa a ciò che sta perdendo: i peperoni le impediscono di preparare la colazione come di consueto, i tronchi dei meli stanno proprio davanti allo schermo del televisore, nel garage, le radici delle piante hanno fagocitato le ruote della macchina e lei non potrà più andare a fare la spesa. Nemmeno il telefono funziona. Nulla è più come prima.
Formica, c’è tanta bellezza intorno a lei, eppure lei non la vede, non ne gioisce, non se ne nutre. Anzi ti dirò: è addirittura arrabbiata!


'Perché adesso? Perché qui? Perché a me?', si chiede fissando a occhi sbarrati la stanza da letto inondata dalla luna e invasa da mille rigogliosissime piante, e io penso, amica mia, che sia una domanda più che lecita.
Anche io sarei quantomeno infastidito se qualcuno invadesse la mia tana, cambiando in un colpo la mia abitudine di leggere la sera, o posando le sue cose sul tavolo dove sono solito sedermi per scriverti. Sarei addirittura inquietato poi, se su questa creatura non riuscissi ad avere il controllo, e se questa creatura avesse la potenzialità infinita di trasformarsi in qualsiasi cosa…
Però, Formica, in fondo se ci pensi, non è quello che succede a ogni mamma?
E se solitamente le mamme sono disposte a far spazio al loro piccolo bisogna anche ammettere che devono fare una bella fatica a cambiare abitudini! Di questa fatica è imbarazzante parlare, ma sta tutta dipinta sul volto della signora Orzodoro, nei suoi sguardi stupiti, nei suoi gesti poco accoglienti e nei suoi respiri mozzati…
Forse ogni mamma, in un luogo segreto del cuore, fa la conta di tutte le cose che le vengono sottratte dalla presenza del nuovo arrivato? E forse è proprio questo aspetto che si nasconde sotto la patinata allegria di certe descrizioni di mamme in technicolor?

Scoiattolo

P.S. Non ti preoccupare, Formica…alla fine la Signora Orzodoro si rivelerà un’autentica alleata del piccolo Greenling, quando ce ne sarà veramente il bisogno. 


  
Carissimo scoiattolo carissimo.
In verità non sono affatto preoccupata: qui dalle nostre parti la maternità è un fatto puramente tecnico, potrei definirlo un lavoro di squadra, laddove le regine producono figli per poi disinteressarsene, affidandole a noi operaie. Figurati se posso scandalizzarmi o, peggio, preoccuparmi nel vedere la Signora Orzodoro che, sotto sotto, si interroga sui costi/benefici della maternità.
La sua storia mi pare illuminante sotto parecchi punti di vista. In primo luogo perché mette un gran punto di domanda su una questione nodale tra gli umani: cosa si nasconde sotto la pelle di una madre?
Mi verrebbe da dire, sotto la pelle di una mamma, talvolta c'è la pelle di una foca.
Tu sei bestiolina del Nord, ma non così tanto a Nord, come il Mare del Nord, direi, e mi chiedo se tu conosca il mito delle Selkie, del popolo del mare...
Tre le isole Fær Øer o le Shetland, nel Nord dell'Atlantico tra Scozia, Islanda Norvegia, si racconta una struggente leggenda, quella della donna foca, Selkie. Si dice che nelle notti di plenilunio il popolo del mare, e in particolare le foche, vengano a danzare sulla terraferma, dopo essersi liberate della propria pelliccia. Si racconta anche che in una notte come questa, un pescatore vede queste fanciulle danzare e di una si innamora all'istante. Ne nasconde la pelle, per impedirle così di poter tornare con le altre nel mare. La fanciulla si dispera ma poi va con l'uomo e con lui mette su famiglia, ma quando, dopo tanto tempo, ritrova nascosta la sua pelle di foca, decide di indossarla e di riprendere il mare, lasciando dietro di sé marito e prole.
Se sei nato da quelle parti non puoi non fare i conti con questa storia. E se, per di più sei Nikolaus Heidelbach, attento narratore di infanzie, non puoi non raccontarla attraverso il punto di vista di un bambino, quel bambino, rimasto a riva.2
Il titolo è già una dichiarazione di intenti di quel bimbetto. Heidelbach ce lo racconta cresciuto con la passione per il mare (e come potrebbe essere diversamente?) e attento ascoltatore delle tante storie di meraviglia che la madre gli racconta, incluso il mito del popolo del mare, talmente attento da affermare con convinzione: io da grande sarò una foca!


Lei però sul suo segreto tace.
Non sta forse indossando la pelle di madre, ora? verrebbe da chiedersi.
Il destino però è baro, perché proprio dalla voce del figlio, la donna apprende del nascondiglio della sua pelle di foca. Lui la crede del padre e, ingenuamente, gliela riconsegna.
Intriso di colori, il libro è come sempre pieno di mistero, allusioni, ambiguità e meraviglia: è il miglior Heidelbach.
Ma, al di là delle figure, il senso si concentra in quelle poche righe di dialogo che inventa, nel gioco a indovinare tra i due, quello che precede l'ultima notte terrena di quella creatura doppia e che io, zelante come solo le formiche sanno essere, ti ricopio qui di sotto.


Bambino:
"Indovina, indovina che cos'è?
"Non è una volpe e non è un coniglio e... brilla!"
Mamma:
"È una cosa o una persona?"
Bambino:
"Tutte e due!"
Mamma:
"La trovo nell'acqua o sulla terra?"
Bambino:
"Sia lì che qua"
Mamma:
"Nuota o cammina?"
Bambino:
"A volte cammina e a volte nuota"
Mamma:
"Ho capito: sei tu!"
Bambino:
"Sbagliato!"
Mamma:
"Mi arrendo!"
Bambino:
"Ma è papà!"

Scoiattolo carissimo, so che ne saprai fare tesoro di quello che ti ho appena scritto...

Formica

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1Levi Pinfold, La stagione dei frutti magici, terre di Mezzo 2016
2Nikolaus Heidelbach, Wenn ich gross bin, werde ich Seehund, Beltz und Gelberg 2011

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